I protagonisti di questo libro sono giovani degli anni Cinquanta, attivisti della CGIL e del PCI, denunciati, processati, condannati e spesso incarcerati per aver diffuso stampa non autorizzata, organizzato o partecipato a manifestazioni vietate.
Nei loro racconti c'è un Italia impegnata a praticare la libertà e la democrazia malgrado la perdurante censura: essi hanno scritto sui muri e sui manti stradali, hanno costruito i loro "giornali murali", hanno preso dimestichezza con la parola scritta per sfidare la censura, finchè sono riusciti a portare vittoriosamente la loro causa davanti alla corte costituzionale.
"Ma è altrettanto necessario che non vada disperso l'umile e prezioso e faticoso lavoro culturale svolto negli anni della "riscossa operaia" dai militanti operai e dai dirigenti sindacali. Forse, raccogliendo quel materiale, non troveremo la poesia, o forse si: la poesia di chi ha sentito il bisogno di "fare storia" per tutti noi. Ascoltiamola. Forse ci sentiremo riecheggiare la grande oratoria del "bracciante", Giuseppe Di Vittorio. Di colui che autodidatta, con stupore "scoprì" (per lui e per tutti noi) il libro delle parole"