Chiara racconta avvenimenti storici facendo parlare le persone che li hanno vissuti e i fatti nel loro svolgersi. In tale contesto ricostruisce la genealogia della sua famiglia a cominciare dalla bisnonna, trisavola dei suoi figli.
L’inizio intrigante e capace di incuriosire conduce il lettore ad immergersi nelle situazioni del tempo come struttura sociale-economica e politico-culturale.
L’autrice inizia dalle storie che si sono tramandate nella famiglia, dove i fatti diventano “narrazione” e intrigano, spingendo Chiara a fare ricerche e ricostruire, attraverso documenti di archivio, le cronache del tempo e la storia di un territorio, nella microstoria di situazioni personali, di quotidianità: baronie, servi e padroni. Ricchezza e miseria per diritto di nascita.
Sanguerriero, un piccolo comune periferico del Lazio, dove essere contadini e pastori di giorno e briganti di notte, era considerato normale per tutti, anche per la Chiesa. “Una popolazione che parteggia per se stessa, più bellicosa nella ribellione che nella guerra” precisa in una nota Chiara.
La guerra tra i Borbone e i Piemontesi, per esempio, è vissuta in quell’angolo d’Italia senza capire e perciò con indifferenza totale. Gli abitanti di Sanguerriero dovevano pensare a “tirare la vita”.
L’interessante di questo saggio sta nell’aver saputo considerare ogni aspetto del vivere e questo permette al lettore di entrare dentro alle cose, conoscere la realtà dove succedevano, comprendere.
Per esempio la condizione della donna. Se pure con abito da signora o pacchiana, ossia indipendentemente dal vestito che indossava, era la stessa nei diversi gradi della società: la donna era sempre e comunque in una condizione di dipendenza, ubbidiente, sottomessa, nell’impossibilità di far sentire il proprio parere.
Interessante e curiosa la storia dei figli nati fuori dal matrimonio. Tutti trovatelli nella ruota e poi il baliatico e l’affidamento che poteva passare attraverso più famiglie e durava fino ai dieci anni di età. Eleonora ebbe otto figli e ognuno aveva un cognome diverso. Eppure tutti sapevano chi era il padre e chi era la madre.
L’autrice non tralascia di descrivere lo scenario della natura nella sua cruda, spesso aspra e sinistra bellezza, la precarietà del presente, la forza della memoria, il senso del tempo che fugge, il disagio del cambiamento e sempre la forza e il fascino della speranza che si presenta puntuale e stringente, e che Eleonora sa trasmettere ai suoi figli.
Sono i temi portanti di questo libro. Il lettore viene preso da questo senso di tante cose, che spiegano il succedersi dei fatti e subito si rende conto della complessità del racconto e vi si immedesima. Tra le pieghe delle vicende si colgono le contrastanti realtà degli animi, le emozioni i sentimenti, in un’analisi psicologica definita.
Un libro, questo, da leggere con attenzione, perché raccontandoci una storia d’amore incredibile, parla al cuore e nello stesso tempo racconta la Storia nelle storie della vita di un quotidiano a più binari di un’epoca di contrasti e di trasformazioni. Un saggio che porta a capire e a riflettere quanto complessa, faticosa, complicata sia la vita individuale, sociale, amministrativa, quanto complessi eppure inevitabili i cambiamenti.
Anche il passaggio dal regno dei Borbone al regno d’Italia, con re Vittorio Emanuele II, non cambia molto le cose. Le usanze sono difficili da cambiare. Il matrimonio, per esempio, era stabilito da accordi delle famiglie alla presenza di un notaio. La novità del nuovo codice fu l’introduzione del matrimonio civile che affermava il carattere laico dello Stato.
“E la trisavola si fece fornaia” si può considerare anche un viaggio a ritroso, nel mondo degli affetti e dei sentimenti, un ritorno alle origini tra ricordi e legami segreti. Un libro anche moderno perché i mali di allora si ritrovano e ritornano nella politica dell’oggi.
Infine si può anche leggere come una meditazione sul mondo e sulla storia. Amori e disamori, considerazioni sui rapporti fra gli uomini nello sviluppo di nuove conquiste per un vivere più libero e uguale.
Prato, 17 novembre 2012